DIMMI BEL GIOVANE
Dimmi bel giovane / onesto e biondo
dimmi la patria / tua qual è
tua qual è
Adoro il popolo / mia patria è il mondo
il pensier libero / è la mia fe’
è la mia fe’
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora
il tempo è dei filosofi
il tempo è dei filosofi
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora
il tempo è dei filosofi
la terra è di chi la lavora.
Addio mia bella / casetta addio
madre amatissima / e genitor
e genitor
Io pugno intrepido / per la comune
come Leonida / saprò morir
saprò morir
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora
il tempo è dei filosofi
il tempo è dei filosofi
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Il canto che oggi è noto col titolo “Dimmi bel giovane”
è una poesia dell’internazionalista pisano
Francesco Bertelli, stampata nel 1873
presso la tipografia Citi di Pisa, dal titolo
“Dimmi buon giovine. Esame d’ammissione
del volontario alla Comune di Parigi”.
Dunque il testo è stato scritto in ricordo
della Comune di Parigi del 1871
e solo successivamente è stato stampato.
Fonte: Vettori Giuseppe, "Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974", Roma, Newton Compton, 1975.
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Dimmi bel giovane / onesto e biondo
dimmi la patria / tua qual è
tua qual è
Adoro il popolo / mia patria è il mondo
il pensier libero / è la mia fe’
è la mia fe’
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora
il tempo è dei filosofi
il tempo è dei filosofi
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora
il tempo è dei filosofi
la terra è di chi la lavora.
Addio mia bella / casetta addio
madre amatissima / e genitor
e genitor
Io pugno intrepido / per la comune
come Leonida / saprò morir
saprò morir
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora
il tempo è dei filosofi
il tempo è dei filosofi
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Il canto che oggi è noto col titolo “Dimmi bel giovane”
è una poesia dell’internazionalista pisano
Francesco Bertelli, stampata nel 1873
presso la tipografia Citi di Pisa, dal titolo
“Dimmi buon giovine. Esame d’ammissione
del volontario alla Comune di Parigi”.
Dunque il testo è stato scritto in ricordo
della Comune di Parigi del 1871
e solo successivamente è stato stampato.
Fonte: Vettori Giuseppe, "Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974", Roma, Newton Compton, 1975.
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